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Gesù, nostra vite

"Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi, e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il gemoglio che ti sei coltivato" (Salmo 80,15-16)

Quando gli Ebrei, dopo il lungo cammino nel deserto, si trovarono vicini alla Terra Promessa, mandarono alcuni esploratori a spiare che genere di territorio avrebbero conquistato. Al loro ritorno, questi uomini narrarono le meraviglie della terra che li aspettava. Per quei poveri nomadi vissuti nelle sabbie roventi e nelle rocce del deserto, la notizia che fece più colpo fu l'abbondanza di alberi e di frutti. Gli esploratori
"giunsero alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga". (Numeri 13,23).
Il singolare episodio attraversò tutta la storia d'Israele, al punto che i due esploratori con il loro grappolo oggi son diventati il simbolo del turismo israeliano. Invece, per i loro primi antenati, fu facile paragonare la terra promessa ad una vigna. E ben presto, il popolo ebreo divenne ' la vigna' che Dio aveva piantato e curato con immenso amore, difendendola da tutti i nemici che erano all'intorno (Salmo 80,9-12). Però, invece di dare buoni frutti, la vigna d'Israele diede ingiustizia e delitti (Isaia 5,1-7) e Dio la ripudiò. Questo pensiero soggiace anche alla parabola dei vignaioli omicidi, ricordata nel vangelo (Marco 12,1-12).


La nuova vigna

"Io sono la vera vite...voi, i tralci.Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla". (Vangelo di Giovanni, cap. 15)
Ma il piano di Dio non può venire annullato dalla ribellione degli uomini. All'antico Israele Dio ne sostituisce uno nuovo, attorno al suo Figlio Gesù, che diventa così la 'vera' vite, mentre i suoi discepoli ne saranno i tralci. Nasce in questo modo la Chiesa. Uno splendido brano liturgico la descrive così : 'La Chiesa è la madre di tutti i viventi, sempre più gloriosa di figli. È la vite feconda che in tutta la terra prolunga i suoi tralci e, appoggiata all'albero della croce, si innalza al regno dei cieli'.

Quando Gesù parla della vite, la parola che ripete più spesso è "rimanere". Vuole farci capire che tra lui e i suoi amici c'è una unione così stretta, che è difficile anche da immaginare. Il tralcio non è solamente attaccato alla vite (lo sono anche i pali che la sorreggono), ma partecipa della vita del tronco, e attraverso all'unica linfa che ne riceve riesce a dare frutti copiosi. È una unione così intima, che i grappoli sono il frutto comune della vite e dei tralci. Il Signore ci vuole far capire che 'rimanere in lui' consiste nel partecipare alla sua stessa vita divina: pensare come lui, amare come lui. San Paolo dirà che noi siamo "innestati" in lui, e qualsiasi uomo di campagna sa che la piccola gemma innestata si sviluppa e dà frutto solo se diventa una cosa sola col tronco sul quale è stata inserita. Questo inserimento, per ogni cristiano, è avvenuto nel giorno del Battesimo, e la Pasqua è la grande celebrazione battesimale. Purtroppo molti lo dimenticano, e invece di vivere e sviluppare questo germe divino che hanno avuto in dono si accontentano di una condotta terra terra, quando non addirittura in contrasto con la loro dignità. C'è l'invito, da parte della chiesa, di "far Pasqua", cioè di ristabilire, nella confessione e comunione pasquale, quel rapporto di vita che dobbiamo avere col Signore Gesù.

La pressante insistenza con la quale ci esorta a rimanere in Lui ci fa capire l'importanza capitale che questa unione ha per noi. Chi rimane in Lui, produce molto frutto, chi ne è staccato, nessuno, "perchè senza di me non potete far nulla". S.Agostino fa notare bene: "senza di Lui, non sappiamo fare neanche una piccola cosa: non poco, niente!". Questo vale sul piano della vita eterna; ma è vero, alla fine, anche per le cose di questo mondo. Ci sono stati grandi uomini che hanno innalzato immense costruzioni, hanno costruito imperi, hanno creato bellissime opere d'arte: tutte cose che, nel volgere dei secoli, sono scomparse o scompariranno e, dei loro autori, si sarà perso anche il nome.
Concludendo le sue raccomandazioni Gesù invece può assicurare: "Vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga". Tutto quello che facciamo con lui porta il sigillo dell'eternità.

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